L’ARCI “ Mumble Rumble” e l’ANPI, in collaborazione con Associazioni Culturali e artisti in occasione del 25 Aprile festa della Liberazione e del 1 Maggio festa del Lavoro, propone un programma di eventi culturali da tenere nei locali del complesso di S. Sofia (ingresso da via San Massimo)
28 Aprile
Ore 19,00– L’Associazione Memorie in Movimento presenta“Arrendersi Mai. Nicola Fiore un salernitano antifascista”
Nato a Marigliano nel 1883,cmorirà,cmalato e perseguitato, a Salerno nel 1934. Nel 1914 è nominato Segretario della Camera del Lavoro di Salerno, l’esperienza più luminosa d’impegno sindacale e politico in cui espliciterà una straordinaria capacità di sollecitazione della partecipazione protagonista dei lavoratori alla vita politica e civile della società locale. Nel febbraio del 1919 nel comparto tessile si registra una grande ondata di scioperi; lo sciopero generale che coinvolge tutti gli stabilimenti di settore, ma anche i metallurgici di Fratte, il cantiere navale Vigliar, i mulini, i pastifici, i panettieri, le concerie, il cementificio, i vetrai di Vietri, i lavoratori del porto. Il successo dello sciopero è impressionante: ad esso partecipano attivamente circa 15.000 lavoratori e la paralisi delle attività produttive e commerciali è pressoché totale. Lo sciopero ha visto in Nicola Fiore il suo animatore instancabile.
Nel gennaio del 1920, però, Fiore è tratto in arresto, senza alcun regolare mandato di cattura, in seguito ad uno sciopero, fiaccato dalla dura detenzione, dopo il Congresso di Livorno del 1921 ha aderito al Partito Comunista, nato dall’ala rivoluzionaria del PSI.
Il 7 Luglio ha riacquistato la sua libertà ed è reintegrato il 10 Luglio 1921 nella carica di Segretario della Camera del Lavoro, in un Comitato Direttivo formato pariteticamente da socialisti e comunisti. Nell’aprile del 1924 è candidato alle politiche nella lista di Unità Proletaria. Il 1 maggio 1925 è tratto di nuovo in arresto con atto preventivo per impedire eventuali sue azioni sovversive. E’ recluso con Luigi e Cecchino Cacciatore, Panfilo Longo, Vincenzo Perrone, Gennaro De Bartolomei, Matteo Napoli ed altri antifascisti. E’ percosso in cella, come si ricava dalla querela al proposito presentata da Luigi Cacciatore. E’ arrestato ancora nel 1927, in quanto in sospetto di far parte dell’organizzazione comunista clandestina ed assegnato al confino per 5 anni nell’isola di Lipari. Costretto a vivere in una condizione sempre più difficile e precaria, la sua salute ha già iniziato ad essere cagionevole. Nel 1932 la sua malattia si è aggravata. Si tratta di gravi disturbi polmonari, da cui non si riprenderà più e che lo condurranno alla morte a Salerno il 15 Maggio 1934.
Ore 21,00 – Teatro Grimaldello– “Il Chiodo Fisso” di Manlio Santanelli- Regia Antonio Grimaldi con Annarita Vitolo
Cosa ci può essere di più rassicurante dell’immagine di una giovane madre còlta nell’atto di cullare il proprio pargolo? E tuttavia, nel testo che qui proponiamo, la sola a non essere rassicurata è proprio la donna.
Non a caso, dopo i primi momenti di ineffabile piacere, durante i quali ella antepone ai “più raffinati gusti del palato” la incommensurabile gioia di stringere fra le braccia il frutto del proprio ventre, il suo pensiero entra in un gorgo di ipotesi sempre più angosciose, tutte all’insegna degli ostacoli che potranno ( e, diciamo noi, dovranno) frapporsi tra lei e quello da lei inteso come il godimento di una sua proprietà. La scuola, prima di tutto. E poi il nuoto, il tennis, la discoteca, il pokerino e via di seguito.
Ma la nostra effervescente mamma è di ferrea struttura psicologica e a tutto riesce a trovare un rimedio a suo modo possibile. Finché non si imbatte nell’amore, in “quell’amor che è palpito dell’universo”, e contro il quale ogni arma, sia pur materna, è destinata ad uscirne spuntata. A questo punto la strenua madre non sa fare altro che ricorrere ad un gesto inconsulto, che per ovvi motivi non riveliamo.
Testo concepito per un’attrice solista, “Il chiodo fisso” intende rendere esplicito, in uno spazio temporale convenzionalmente unico, il progressivo scollamento della protagonista dalla realtà quotidiana in cui si muove. Il suo itinerario mentale, all’insegna della inutile fatica di rimanere nel perimetro della ragione, non presume di assurgere ad emblema di tanti fatti di cronaca, che si presentano come storie di “naturale follia”, e che producono in noi lo sgradevole effetto di suggerirci foschi sospetti anche sul nostro tranquillo dirimpettaio; e, tuttavia, non possiamo impedire allo spettatore di provare una siffatta tentazione (chi non vede per qualche giorno i figli del suo inquilino, e non è assalito dal brivido che i genitori possano averli fatti a pezzi, scagli la prima pietra!).
Scritto in uno stile piano, ma che non disdegna, laddove occorrono, impennate di ritmo, il monologo procede sul filo teso di un delirio via via più frenetico, che utilizza la chiave del grottesco e dell’umorismo nero per sottolineare più sensibilmente la distanza tra il reale e il paradossale.
Ore 22,00-Documentario: “Comandante Bulow” Intervista ad Arrigo Boldrini
Arrigo Boldrini, nome di battaglia “Bulow” (Ravenna, 6 settembre 1915 –Ravenna, 22 gennaio 2008),
Membro del gruppo di comando militare romagnolo del PCI, successivamente ufficiale di collegamento del CUMER (Comando Unico Militare Emilia-Romagna) e responsabile militare per ilC.L.N. della zona di Ravenna, ebbe costantemente un ruolo di primissimo piano nel comando della 28ª Brigata GAP “Mario Gordini”: le spiccate capacità di stratega e la sua teorizzazione della “pianurizzazione” della guerra partigiana (fino ad allora immaginata possibile solo sulle colline o sulle montagne) gli valsero il soprannome di “Bulow”, in ricordo del famoso comandante prussiano durante le guerre napoleoniche, il conte Friedrich Wilhelm von Bülow. La “pianurizzazione” si basava su una centrata analisi della società ravennate, per la quale i ceti contadini, operai ed alcuni ceti urbani, avrebbero potuto sostenere i gruppi combattenti.
Eletto alla fine del 1944 comandante della rinominata 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, partecipò in concorso con le forze alleate ed alle dipendenze del ricostituito. Esercito Italiano ai combattimenti lungo il fronte del Fiume Senio ed alla conquista delle zone attorno al Delta del Po, fino alla definitiva capitolazione delle forze nazifasciste.
29 Aprile
Ore 21,00 – Anacleto Vitolo e Francesco Galatro
Sonorizzazione del film “SCIOPERO” di Esenstain
Ore 22,00 – Film: “Con il fiato Sospeso” di Costanza Quatriglio
30 Aprile
Ore 19,00– presentazione del libro “Salerno Ribelle” di Ubaldo Baldi
Ore 21,00 –Spettacolo teatrale:“RADIO AUT” Di Franco Alfano, Elena Scardino
Con Ciro Girardi, Claudio Collana, Roberto Lombardi, Margherita Rago, Pierpaolo Parisi, Aldo Arrigo
1 Maggio
Ore 19,00 -Le donne nella resistenza in campania presentazione del libro su Maddalena Cerasuolo “La guerra di Mamma” scritto da Gaetana Morgese figlia di Maddalena Cerasuolo a cura di Titti Santulli
“La guerra di mamma”, racconta, dal di dentro, il ruolo di Maddalena Cerasuolo nelle quattro giornate di Napoli, nasce dalla consapevolezza della figlia, Gaetana Morgese, che passata la sua generazione, cioè di quelli che hanno ascoltato (lei e i suoi fratelli) e la prossima (i loro figli), della sua storia si sarebbe completamente persa la memoria. Il racconto emoziona e coinvolge per tre motivi. Il primo, esistenziale: si coglie in queste pagine la forte relazione madre-figlia, attraverso la memoria e la scrittura. Il secondo, culturale: il recupero dei valori della resistenza come coltivazione di una prospettiva storica che contrasti, con la riflessione e la critica, il rozzo revisionismo dilagante. Infine, per i cittadini napoletani, la possibilità di restituire ad un quartiere noto solo per i fatti di camorra la sua identità operaia, il suo passato antifascista, il suo tessuto civile spesso mortificato.
Ore 21,00 – Concerto: “MAKARDIA” “Marmora”- gruppo folk rock